All’inizio si chiamava “Idioma”, durava 10 minuti, ed era la parte finale di un monologo in cui raccontavo il mio arrivo in Friuli e tutte le differenze che vi avevo trovato, ad esempio nei colori, nei sapori, nei nomi delle persone, nei nomi dei paesi e finivo col parlare della lingua, di come l’avevo imparata, delle trappole linguistiche in cui ero caduta e delle assonanze che sentivo con le altre lingue... Quando arrivavo a questa parte “linguistica” le risate diventavano boati. Quando dicevo “Tic e tac”, “Cif e ciaf”, “O di rif o di raf” la gente si spanciava letteralmente. E’ stata una sorpresa anche per me. Non avevo calcolato l’effetto che può fare la propria lingua vista da fuori…e che una persona che ha sempre detto “La cjce vuè a vuache”
(la cagna oggi abbaia) o “Vele lì che e iè” (Eccola lì) non si rende conto di parlare come un cheyenne, poiché parla così da sempre, e non ci fa caso. I suoni della lingua friulana sono semplicemente incantevoli .... Dall'arabo all'africano, dal cinese al brasiliano; tutti i popoli del mondo sono rappresentati in questo "caleidoscopio sonoro".
Così quando un occhio esterno glielo fa notare l’effetto è sorprendente e la risata nasce spontanea.
Credetemi, non avevo idea di quanti friulani ci fossero sparsi per il mondo! Un filmato di tre minuti è diventato “virale” in pochi giorni. Il mio intento era quello di far ridere, invece è successo qualcosa di più: il friulano si è visto allo specchio attraverso la sua lingua…e si è piaciuto! Si è creato subito un bel clima di collaborazione, la gente divertita veniva a dirmi parole nuove, proverbi, modi di dire….ho la casa piena di “pizzini”! Questo pezzo, che prima durava dieci minuti, adesso potrebbe durare ore. L’ho chiamato “50 sfumature di friulano”, perché fa trendy… ma le sfumature del friulano sono molte di più. Infatti è diventato lunghissimo, tanto che qualche volta devo lasciare da parte alcune espressioni per motivi di tempo, allora scattano le lamentele: “Stasera non hai detto quella di posipo e ponopo!”
“Mi piaceva tanto quella dei ùfs in fonghèt!”
Ho sempre amato le lingue e i dialetti, perché nella lingua c’è la storia di un popolo. E la "Marilenghe" secondo me rispecchia esattamente il modo di essere del friulano, che fra un Mandi e un “rosario” (laico) combina sempre tutto, perché nel DNA ha il POBEN BON, questa parolina che sembra un semplice intercalare, ma rappresenta il suo prendere atto delle cose e reagire. Dico sempre che per me imparare il friulano è stato come aprire uno scrigno e trovarci un tesoro, non mi stanco mai di giocarci, riserva continue sorprese. Il successo di questo pezzo è anche merito vostro. Continuate a raccontarmi la vostra storia, mandatemi proverbi, modi di dire, parole strambe… Una persona una volta mi ha definita “tessitrice”, mi è piaciuta molto questa parola, continuiamo insieme a tessere i fili di questa lingua, grazie anche a voi sta venendo fuori un magnifico arazzo.